Mi è capitata tra le mani un’occasione per studiare nel dettaglio cosa beveva Hegel, uno dei più importanti filosofi tedeschi. Più in generale è stata la possibilità di dare un’occhiata a cosa si beveva in Germania a cavallo tra Settecento e Ottocento. Quali vini beveva Hegel? Da quali aziende vitivinicole si riforniva? Perché è interessante saperlo?
Parto dall’ultima domanda. È interessante per coloro a cui piace il vino e la sua storia. Io sono fissata con la ricostruzione delle ricette, i racconti delle nonne, con la storia dei prodotti e quindi anche questo tema mi appassiona. Dare un’occhiata ai vini che beveva Hegel offre in realtà agli appassionati di vino e di storia anche uno sguardo sui vini che si bevevano (e che quindi venivano commercializzati) in Germania tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, il periodo storico in cui è vissuto il grande filosofo tedesco.
Intrecci italo-tedeschi
Il motivo di questo articolo è intrecciato con storie personali che coinvolgono la Germania, la filosofia, il Piemonte e il vino: due luoghi e due temi che hanno segnato e segnano la mia strada.
L’occasione per scriverne sono tuttavia le pagine della biografia di Hegel, pubblicata l’anno scorso da Klaus Vieweg, un esperto di Hegel e un caro amico. Klaus Vieweg è professore emerito, ha insegnato una vita al dipartimento di filosofia di Jena, la città turingia dell’idealismo tedesco (un’importante corrente filosofica). È qui che ho vissuto tanti anni, iniziando con un semestre estivo in Erasmus e vivendoci poi per quasi 6 anni. A Jena ho conosciuto Klaus e la sua famiglia, che con gli anni sono diventati la mia famiglia tedesca.
A ciò si aggiunge che con Klaus e la sua famiglia ho fatto le mie prime degustazioni di vino in Piemonte, dove loro trascorrono da anni le vacanze estive, nel basso Monferrato (zona di Nizza Monferrato). Negli ultimi 12 anni, da quando sono tornata a vivere in Italia, sono stata a trovarli spesso: cercavamo di rivederci anche solo per un paio di giorni, e non è mai mancata una degustazione di vino. L’estate più epica fu quella in cui Klaus festeggiò il suo sessantesimo compleanno con una bellissima festa in piazzetta a Calamandrana.
In Piemonte, una delle mie prime degustazioni è stata in una cantina del Monferrato che produce un vitigno poco conosciuto, il Grignolino. A quel tempo di vino non sapevo nulla. Solo pochi anni dopo sono diventata sommelier e ho ripensato: 1) che la mia prima degustazione di vino l’ho fatta nella zona vitivinicola forse più sfigata della Germania, la Saale-Unstrut (abitavo lì vicino e ci ho portato i miei genitori in visita); 2) che ho iniziato a bere vino in cantine piccole, che sono quelle che anche oggi visito più volentieri; 3) che i primi vitigni che ho conosciuto sono stati piemontesi e poco celebri (Grignolino, Ruché e Barbera).
Cosa beveva Hegel?
Hegel beveva vino molto volentieri. Si aggirava da studente alticcio per le viuzze di Tubinga e non rispettava il coprifuoco, oppure accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino (!) Gogel. Si conoscono anche le fatture sostanziose dei suoi acquisti di vino. Nelle città in cui Hegel ha vissuto, si conoscono, soprattutto dagli epistolari, le locande che frequentava nonché quali vini beveva e acquistava.
Il concetto-chiave della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito, che può essere inteso, come in italiano, anche in senso alcolico. Klaus Vieweg sottolinea che lo spirito del vino ha aiutato Hegel a pensare a fondo il concetto di Geist e a elaborare la sua filosofia: “Hegel ebbe bisogno di un particolare succo vitale, ‘del vino limpido, dorato e infuocato’, per riuscire a capire il pensiero e il mondo. Lo spirito hegeliano ha bisogno di questo spirito dalla bottiglia, dell’elisir del diavolo, che erano i suoi compagni di vita più fidati. […].” “Grazie al vino – continua Klaus Vieweg – lo spirito si rilassa e la civetta di Minerva, della dea della saggezza – l’animale preferito del filosofo – spiega le sue ali sul far della sera e prende il volo, per una filosofia intesa come l’imparare a pensare e a vivere liberamente” (KV, p.33, traduzione mia).
Vediamo dunque cosa beveva Hegel e andiamo nello specifico di quali fossero i suoi “spiriti” preferiti. Storicamente siamo nei decenni a cavallo tra 1700 e 1800, verso la fine del Sacro Romano Impero. La maggior parte dei vini di cui parla Hegel vengono da questi paesi, alcuni dei quali dell’Impero facevano parte: Germania, Svizzera, Francia, Austria, Ungheria, Repubblica ceca.
Le zone dei vini
È bene ricordare che a quel tempo ancora non esistevano i disciplinari di produzione per il vino. Questi hanno iniziato a diffondersi a livello nazionale nel 1900; ad esempio in Germania sono stati introdotti nel 1969, in Italia nel 1966. In seguito alla costituzione dell’Unione Europea, nel 2009 ci sono state delle modifiche nella classificazione dei vini, volte a creare un sistema unico di riferimento per tutelare la qualità, recepito individualmente dagli stati membri (PDO-PGI; per saperne di più, leggi qui).
La mappa odierna delle regioni vitivinicole tedesche può servire da orientamento per capire da dove venivano i vini che Hegel beveva o acquistava. La prima cosa che si capisce dai vari documenti è che Hegel parlava di vino riferendosi alla sua zona di produzione.
Germania
- “Vino del Reno” (“Rheinwein“). Una definizione un po’ vaga che può comprendere molti territori a destra e a sinistra del Reno. A quei tempi era una zona già rinomata per i suoi vini. Oggi è la regione vitivinicola più importante della Germania.
- Vino dal Palatinato (Pfalz, in celeste)
- “Vino della Mosella” (“Moselwein“, Mosel, in grigio)
- Vino dal Baden (in marrone)
Grecia
- Vino da Samos (Grecia)
Spagna
- Vino da Malaga (Spagna)
Austria
- Vino austriaco da Nußdorf, un paese vicino a Vienna, dove ancora oggi si trovano diverse cantine.
Francia
- Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo Champagne)
- Vino dalla Borgogna
- Vino di Bordeaux (si parla nello specifico dell’annata 1779)
I vitigni e i vini
Per quanto riguarda i tipi di vitigno e di vino di quei tempi, si trovano le seguenti indicazioni.
- Silvaner, Elblinger da Metzingen e Reutlingen, vicino a Tubinga (Württemberg, in verde).
- Würzburger Steinwein (vino di roccia di Würzburg), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che prende il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto Stein, a nord della città di Würzburg. Il Würzburger Stein è oggi la singola vigna (Einzellage) più estesa della Germania. Prodotto ancora oggi in una delle regioni storiche del vino tedesco, il vino è a base di Silvaner e Riesling. Ne parla con entusiasmo Hugh Johnson, che ha avuto la fortuna di bere l’annata 1541 nel 1961 (HJ p. 430). Oltre al celebre Steinwein, Hegel beveva anche vini della Franconia provenienti dai paesi di Wertheim e Sommerach.
- Riesling e Gewürztraminer del Palatinato (Pfalz).
- Chasselas (o fendant, con note di Champagne (“Champagnernote”), KV p. 594) dal lago di Bienna (ancora oggi una regione famosa per il suo vino, nella Svizzera occidentale). Lo Chasselas è un vitigno e vino bianco secco della Svizzera.
- Melniker della Boemia, regione storica corrispondente oggi a una parte nord-occidentale della Repubblica Ceca. Mělník è la principale città della regione, da cui prende nome il vino. Col Melniker (non si sa se bianco o rosso) Hegel ci ha accompagnato un piatto di pernice.
- Malbec di Cahors, vino rosso francese.
- Bordeaux da Pontak e Medoc.
- Haut Sauterne, il vino botritizzato dalla Francia.
- Erlauer Stierblut, vino rosso dall’Ungheria.
Erlauer Stierblut (Egri Bikavér in ungherese) è un vino rosso secco, prodotto ancora oggi nella regione di Eger (Erlau è il nome tedesco), in Ungheria del nord. È uno dei vini rossi ungheresi più diffusi e conosciuti insieme al Tokaji. Mi soffermo su questo vino, che ha un nome caratteristico (“sangue di toro di Erlau”), a cui è legata anche una leggenda, da cui il vino prende il suo nome, inventata da un ungherese, Géza Gárdonyi. La storia narra che, per prepararsi alla battaglia del 1552 contro i Turchi, gli abitanti di Erlau vollero fortificarsi e farsi coraggio bevendo in quantità il loro vino. I turchi, vedendo le loro barbe rosse e la loro forza (immagino di ubriachi), pensarono che avessero bevuto sangue di toro, diventando forti e selvaggi come l’animale. Demoralizzati e spaventati, i Turchi si ritirarono.
Oggi l’Egri Bikavér e l’Egri Bikavér Superiore è un vino fatto principalmente con pinot nero (Blauer Burgunder), portato dai tedeschi in Ungheria alla fine dell’800, quando c’era bisogno di ripiantare vigneti in conseguenza della crisi della fillossera del 1882. Secondo il disciplinare ungherese di produzione l’Egri Bikavér Superiore deve contenere almeno 3 vitigni autoctoni ungheresi.
- Lacryma Christi, il “vino del Vesuvio” (“Vesuvwein“).
Oggi la DOC Lacryma Christi prevede la produzione sia di un vino bianco che rosso. Il vino che il filosofo bevve, doveva essere un vino rosso di buon corpo, definito “fuoco in gocce” (“tropfbaren Feuers“, KV p. 662). Sembra essere stato, se non il preferito, uno dei preferiti del filosofo.
Il Lacryma Christi fu il vino bevuto durante le occasioni importanti, come ad esempio la nomina di Hegel a rettore dell’università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829. Il vino veniva direttamente da Pompei, ordinato per Hegel dal suo caro amico Friedrich Cristoph Förster.
Il valore del vino per Hegel era dovuto certamente anche al suo nome, al suo legame con la religione. Secondo una delle leggende l’anarchico Lucifero, prima di abbandonare il Paradiso, ne rubò un pezzo. Sprofondò negli Inferi, lasciando una voragine, il Vesuvio. Gesù riconobbe nel golfo di Napoli il pezzo di Paradiso rubato e versò copiose lacrime, da cui nacquero i vigneti del Lacryma Christi.
Il Lacryma Christi fu il vino del brindisi che seguì al discorso cerimoniale che Hegel tenne (in latino). Qui egli gioca col nome del vino, e, in uno scherzo semiserio, tira delle frecciate alla religione cattolica, invitando gli ascoltatori a bere “questo fuoco”. Klaus Vieweg lo definisce “un discorso protestante animato dallo spirito del vino italiano” (“eine protestantische Festrede aus dem Geiste italienischen Weins“, KV p. 662, traduzione mia).
La cantina ancora oggi esistente
Ebbene sì, esiste ancora oggi una delle cantine da cui Hegel acquistò delle bottiglie di Riesling e di Gewürztraminer. Si tratta di una delle cantine tedesche più grandi e rinomate, la Bassermann-Jordan. È una cantina storica, la cui storia inizia proprio a fine Settecento. Andreas Jordan era allora il proprietario nonché socio del signor Gogel, a casa del quale Hegel era impiegato come Hofmeister (precettore). Sembra che il fatto che l’impiego fosse in casa di un banchiere e commerciante di vino come Gogel sia stato uno dei motivi che hanno spinto Hegel ad accettare il lavoro.
Oggi come allora l’azienda vitivinicola coltiva soprattutto uve Riesling. Oggi è un’azienda biologica che segue le regole della biodinamica e che produce, oltre al Riesling, anche Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero e Gewürztraminer.
Conclusioni: il buco incolmabile
Tra gli articoli sul vino che ho scritto questo è il più storico. È quello in cui s’intravede una vita passata, quella accademica (che porta a scrivere e ad approfondire molto – vi assicuro che mi sono trattenuta!) e l’aver studiato filosofia e letteratura tedesca per più di 10 anni.
Le pagine che Klaus Vieweg ha dedicato a cosa beveva Hegel sono state uno stimolo ad approfondire cosa si beveva in quei decenni lontanissimi, che grazie ad alcuni vini, tutt’oggi molto diffusi e apprezzati, riusciamo a sentire più vicini.
C’è un buco incolmabile in questo articolo: com’erano, dal punto di vista gusto-olfattivo, i vini bevuti da Hegel? Questo non si potrà sapere; lo studio e gli archivi poco aiuteranno. Trovo in questo il fascino del vino come prodotto umano che, come chi lo ha creato, perisce, e si perde inevitabilmente nel tempo. Di questo vino rimane solo la dimensione storica, degna di studio appassionato.
Fonti:
- Klaus Vieweg, Hegel. Der Philosoph der Freiheit, Beck 2020 [KV].
- Hugh Johnson, Il vino. Storia, tradizioni, cultura, Muzzio 1991 [HJ].
Photo credits:
Foto 1: Page URL – File URL – Attribution + Friedrich Julius Ludwig Sebbers / Public domain / Taglio immagine + inserimento di tre icone (bicchiere, bottiglia, cavatappi).
Foto 2: By Vignobles_allemagne-fr.svg: DalGobboM – Vignobles_allemagne-fr.svg, CC BY-SA 3.0, Link
scott thomas
Brava Francesca!! Well-written and super interesting.
Where can we find “Bulls Blood” in Italy? I’m inspired to drink some.
Cheers, be safe, be well.
Scott
Francesca
Dear Scott, you’re very kind, thank you! Well, that wine is not common in Italy. It’s quite difficult to buy here. I looked for it in the biggest online shops, without result! I suppose that Italy is not an export market for “Bulls blood”!
Take care!