La Strada del vino nobile di Montelpuciano: alla scoperta dei pici e di due cantine del territorio
Sono stata invitata a visitare la strada del vino nobile di Montelpuciano. Non si tratta di una strada una qualsiasi, bensì una strada toscana giustamente rinomata per il vino (e non solo), per la cucina e i bei paesaggi. Aggiungo la mia voce a quella degli altri partecipanti per raccontare le poche ma dense ore di piacere trascorse nel borgo toscano. L’occasione dell’invito è stato il lancio di Montepulciano Blog ed è servito a fare conoscere una piccola parte delle ricchezze di questo territorio e le persone impegnate nella sua promozione. Difficilmente chi visita un borgo come Montepulciano se lo dimentica.
Il viaggiatore si trova circondato da arte (i palazzi e le chiese medievali e rinascimentali) e prodotti enogastronomici d’eccellenza, da una storia cittadina che risale agli Etruschi. Il paesaggio che lo circonda – dolci colline tappezzate di viti e ulivi – è un esempio di Toscana che il turista si porta a casa, gongolandosi nel ricordo di questo luogo ricco di tradizioni. E’ anche un esempio di come gli uomini abbiano educato la natura con l’agricoltura e siano riusciti a trarre il meglio da queste colline.
Causa lavoro, invece di 2 giorni ho potuto trascorrere solo 6 ore a Montepulciano: poche, troppo poche, eppure sono valse tutta la fatica di rotolarsi giù dal letto la domenica alle 7 e le inevitabili ore di macchina.
La nonna e i pici fatti a mano
Ho incontrato il gruppo al tempio di San Biagio, una chiesa rinascimentale posta subito sotto il paese, costruita in travertino, a pianta centrale, in cui si ammirano le forme geometriche dell’architettura del Rinascimento.
Quel che è venuto dopo non me l’aspettavo. Incamminandoci in una stradina sterrata tra ciliegi carichi di frutti e vista mozzafiato sul paese e le colline circostanti, siamo entrati a casa di veri Poliziani (Poliziani sono detti gli abitanti di Montepulciano).
Una fattoria, con l’aia con polli e galline, la legnaia e il cane alla catena che guaiva sperando in coccole e feste. Suo malgrado, ci siamo diretti verso la cucina, dove la nonna Celina già da un po’ tirava i pici. Consideriamo che era quasi l’ora di pranzo ed il pentolone di ragù pronto sui fornelli e i pici che stavano nascendo da quelle abilissime mani inducevano un sano appetito. I pici, con o senza uovo? La tradizione vorrebbe senza, ma la nonna preferisce aggiungerci un po’ d’uovo, perché così risultano più porosi.
Le mani tagliano, sfilano arrotolando la pasta sul piano di lavoro, infarinano e mettono da parte i pici pronti: tutto con pochi movimenti fluidi e successivi. Con quelle mani veloci c’è voluto un attimo prima di capire come funzionasse il tutto. Sono affascinata quando ho la fortuna di osservare tale manualità… vorrei saperlo fare anche io e so che è “solo” frutto di centinaia di ore di esercizio. Beh, basta mettercisi…
Nel frattempo è arrivato anche il nonno, che ci ha fatto assaggiare un po’ del suo vino. Vino di Montepulciano, delle vigne sotto casa, vino del contadino. Ci ha portato nella stanza vicino al garage, dove lui fa fermentare il suo vino in un tino d’acciaio e in uno di cemento. E c’era pure una barrique!
Avevo notato fuori un bell’esemplare di forno a legna in ferro. Un’altra Poliziana ha tratto da esso una teglia col pollo sfrigolante, uno di quelli dell’aia… A quel punto la fame si è davvero impennata.
Strada del vino nobile di Montelpuciano: la cantina Boscarelli
La tappa successiva non prevedeva ancora il pranzo, ma la visita alla cantina Boscarelli con degustazione di alcuni vini. Non solo i vini, ma anche la cantina stessa mi è piaciuta perché progettata e costruita usando il legno come materiale principale, da uno dei proprietari, l’architetto Nicolò.
Il sig. Nicolò, non contento (meno male!), si diletta anche nella costruzione di sedie e tavoli con elementi “dismessi” della cantina. Qui un tavolo fatto dai graticci sui quali viene messa ad appassire l’uva del Vin Santo di Montepulciano.
Oltre al Vino Nobile di Montepulciano (una delle DOCG toscane più importanti), la cantina produce anche il Vin Santo, per la cui produzione vengono usate delle botti in legno particolari, i caratelli. Il Vino Nobile viene prodotto dall’uva rossa toscana per eccellenza, il Sangiovese, nella varietà specifica delle colline tra Montepulciano e Montalcino, il Prugnolo gentile o Sangiovese grosso.
Strada del vino nobile di Montelpuciano: la cantina di Salcheto
Il viaggio prosegue: verso le 14 il mini bus arranca sotto la canicola per le stradine bianche, irte e polverose. Si arriva all’ultima tappa, la cantina Salcheto, dove è previsto anche un pranzo con amenità toscane quali pappa al pomodoro, salumi, formaggi, accompagnati dal loro vino Nobile e dalla loro birra.
A Salcheto enormi cespugli gialli di ginestra accolgono i visitatori, che si ritrovano su una terrazza un po’ spaziale. Le mezze sfere sono un sistema innovativo di illuminazione che funziona riflettendo la luce, portandola fino alla cantina sotterranea, 18 metri sotto. Niente energia elettrica insomma.
La luce che si vede sui soffitti non è prodotta da lampadine ma è la luce del sole che raggiunge i piani sottostanti. Affascinante deve essere assistere alla vendemmia qui, che avviene sulla terrazza. Gli “oblò” vengono progressivamente smontati e diventano dei buchi dove l’uva selezionata sulla terrazza arriva direttamente nei tini sottostanti. La cantina è stata progettata per essereil più possibile auto sostenibile, perché anche l’acqua viene riciclata, riutilizzata grazie ad un impianto di depurazione.
Uscendo dalla cantina ho ammirato per la prima volta un giardino verticale. Tanto per capovolgere le aspettative dell’osservatore, abituato ai giardini che si estendono in orizzontale, qui è la parete ad essere tappezzata di piante e fiori tipo gelsomino.
Un grazie molto sentito ai ragazzi e alle ragazze di Montepulciano Blog, che mi hanno davvero coinvolto con la passione che ci mettono nella promozione di questo territorio meraviglioso. A presto e complimenti!
Francesca Fantoni
La loro era una versione abbastanza fluida, quella che faccio io è un po' più consistente e si mangia anche con la forchetta. La pappa al pomodoro è uno dei piatti estivi che preferisco 🙂
Rossella
Che brava! Sei riuscita a raccontare tutta la giornata.
Noto che la pappa al pomodoro ha fatto colpo al Salcheto. Voglio impararla a fare come loro.
Francesca Fantoni
Peccato che non puoi vedere il soriso da orecchio a orecchio…. Grazie mille Francesca! 🙂
Francesca P.
Grazie per avermi fatto alzare dalla sedia e dalla scrivania per catapultarmi tra verde, celeste, racconti, dettagli genuini e odori che sanno di buono… 🙂