Accidenti che weekend! Questo fine-settimana sono stata più una enoturista che una gastronauta, ma le due cose per me sono difficilmente scindibili. Weekend intenso di conoscenze e discussioni, di olio e di vino, di nuove cose imparate.
E vi assicuro che bere non stanca, ma degustare sì! Degustare è un po’ come imparare a leggere e a comprendere un libro complesso: devi capire che vuol dire, cosa c’è scritto, lo stile in cui è stato scritto, il contesto in cui situarlo ecc. Lo stesso vale quando degusti un vino: capire cosa c’è nel bicchiere, cosa ti dice quel vino, cosa ha voluto ottenere il produttore con quel vino, il contesto in cui quel vino è nato (ad esempio la zona di produzione o l’annata della vendemmia). Figuratevi mettere insieme tutti gli elementi e dire di aver capito cosa si ha sotto il naso…
Eppure provare a capire un vino è un’esperienza eccezionale, che fa ripercorrere anzitutto i propri ricordi (di odori e sapori innanzitutto), poi le conoscenze e le esperienze accumulate. Il passo successivo della degustazione potrebbe essere uscire da sé e spiegare il vino che si sta capendo, comunicarlo a chi ci sta davanti: un passo difficile, una sfida, una grande soddisfazione quando ci si riesce.
Sia a Lucca che a Montepulciano mi sono lanciata in questa avventura. Ho conosciuto tante persone e alcune di esse sarei stata ad ascoltarle qualche ora e più, tanto brave erano a parlare di vino. Che poi è parlare di gente, di posti, di storia, di sensazioni, di cultura – di una cultura individuale e specifica di un tempo o di un paese.
ExtraLucca tra olio e vino
ExtraLucca si è tenuta in una bellissima location, Villa Bottini, costruita a fine ‘500, abbellita al suo interno da affreschi e all’esterno da un piccolo parco con enormi alberi, circondato dalle mura rinascimentali.
C’erano decine di produttori di olio, non solo dalla Lucchesia ma anche da altre regioni (come Calabria, Sardegna, Sicilia, Friuli, Veneto, Trentino ecc.). Territori diversi, oli diversi, in un percorso in cui io sono stata più che altro ad ascoltare esperti in materia, per vedere se riuscivo a capire, degustando, le differenze tra un olio e un altro.
Ho visitato l’antica cucina al piano inferiore, affascinante con il vecchio acquaio in pietra, il forno e i fornelli a legna. Era il luogo scelto per ospitare le degustazioni di vini siciliani (Nero d’Avola), toscani (Sangiovese), friulani (Pinot bianco) e altri, tutte condotte da Daniele Cerilli (una di quelle persone che sarei stata ad ascoltare ancora per ore).
L’Anteprima del Vino nobile a Montepulciano
La domenica a Montepulciano, dopo un bel piatto di pici con pesto di salvia e pinoli (che voglio provare a fare a casa perché è un’ottima idea), mi sono avventurata tra bottiglie e vini all’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano ospitata castello di questo incantevole borgo. Le sale erano strapiene di sommeliers, giornalisti, commercianti di vino, enoappassionati.
Delle aziende del consorzio del vino Nobile, circa la metà erano presenti con il vino Nobile già in commercio (2009) e con quello di questo anno (2010), oltre che con pochi altri vini (il Vin Santo su tutti). Se non vi tornano gli anni, è perché dovete sapere che la DOCG Vino Nobile di Montepulciano ha un disciplinare di produzione secondo cui il Nobile non può essere messo in commercio prima di due anni di maturazione (tre per la Riserva).
Ascoltando e parlando con alcuni produttori, si capisce che ci sono almeno due modi di farlo. Il Nobile è composto da una certa percentuale di vino dal vitigno Sangiovese (il locale “prugnolo gentile”), a cui è possibile aggiungere vini da altri vitigni a bacca rossa. Ed è qui che cambia il vino in base alle scelte del produttore. Ci sono le aziende più “moderne”, che al 70% minimo di Sangiovese aggiungono altri vitigni “internazionali” (tipo Merlot o Cabernet sauvignon), e chi preferisce aggiungere vitigni “autoctoni” (Ciliegiolo, Mammola, Colorino ecc.). Poi c’è anche chi fa il Nobile solo con Sangiovese. Insomma, una bottiglia di vino presuppone una moltitudine di scelte precedenti, che poi portano il consumatore a preferire quella bottiglia o quell’azienda ad un’altra.
C’era pure un espositore con tavoli, sedie, pavimenti (!), portabottiglie, tutte realizzate con le doghe di vecchie barrique dismesse… una meraviglia, sia di idea che di prodotti!
Le ore di macchina e la stanchezza sono valse la pena: è quella stanchezza del tempo goduto facendo ciò che ti appassiona e con persone che stimi.
vino Trebbiano
E' stata una grande idea per un evento. Complimenti a chi ha avuto la possibilità di partecipare!