L’anno scorso vi proposi un biscotto tipico del dicembre tedesco, i Vanillekipferl, e vi parlai della tradizione nordica dello stare insieme le settimane prima di Natale a fare i biscotti. E’ una tradizione che amo e che ogni anno di questi tempi cerco, almeno con un tipo di Plätzchen, di rivivere. Quest’anno è toccato ai Brezel dolci alla panna con granella di zucchero: originali, friabili eppure umidi – grazie alla panna – e non troppo dolci. Una ricetta di biscotti di Natale, che contiene un chiaro richiamo alla patria dei Plätzchen. Capito a cosa alludo? Alla loro forma ovviamente, ma sui Brezel di più sotto. In Italia la tradizione nordica dei biscotti di Natale è stata adottata volentieri, soprattutto quest’anno vedo ricette su ricette di biscottini natalizi, che si trovano pure in mercatini natalizi spuntati un po’ dappertutto. In Germania i biscotti di Natale sono una cosa che rimane soprattutto tra le 4 mura di casa, senza spostarsi in piazza. Nei mercati vengono venduti soprattutto altri tipi di cibami, un po’ in base alla regione (frutta secca pralinata alla cannella, gli immancabili omini, cuori e casine Lebkuchen, waffel cosparse di zucchero o salsa al cioccolato, pasta fritta con cipolle, panna acida o speck ecc.). Confesso che se mi capita di camminare per mercatini di Natale qui in Toscana, mi manca l’atmosfera, che mi si è impressa, in tanti anni, nel ricordo: il freddo pungente, persone anziane, signore, giovani, studenti e uomini d’affari in piedi al gelo a bere il vin brulè (e bambini, perché esiste anche quello analcolico, fatto col succo di mela), il profumo di spezie e le bancarelle stracolme di sciarpe, cappelli e guanti, quelle che vendono le pelli tipo pecora, morbide e calde, usate per appoggiarcisi, sul divano o sul tappeto. Così come manca, in questa adozione, l’essenza di questa tradizione importata: il ritrovarsi insieme, nonne con nipoti, il gruppo di amici, padri che costruiscono le casine di Lebkuchen alla Hansel & Gretel. Nel mio piccolo la faccio rivivere ogni anno come posso, perché tutta l’atmosfera ed i sentimenti ad essa connessi, mi scaldavano tanto il cuore.
Ho sentimenti contrastanti. Le settimane prima di Natale per molti sono il caos, io le vivo ormai come esplosione di un consumismo, potenziato negli ultimi vent’anni, che sfuggo quando posso. Perché quando ero piccola c’era già, ma non al cubo come nel presente. Amo il Natale, ma non andare per negozi e per mercatini. Passeggio volentieri per le strade addobbate di luci, l’odore di caldarroste nell’aria ed il brulichio delle gente intorno a me, indaffarata e già in vena di festa. Sarà anche per questo che sono, il più possibile, per i regali artigianali. Se non fosse che spesso richiedono una cosa oggi piuttosto rara: il tempo. Almeno per le persone più care, però, sarebbe bello poterlo trovare.
O forse che ormai il tempo sia da considerarsi un valore? Se si trova il tempo per qualcuno o per sé (che anche è importante), se si arriva puntuali, si dà, in fondo, un valore. A cosa? A sé, a qualcuno o qualcosa con cui impegniamo il nostro tempo. Perché altro non ci tocca, che il tempo e decidere come usarlo.
I regali non devono essere per forza super azzeccati, ma mi fa piacere l’impegno che ci sta dietro, quello che la persona che ha fatto quel regalo ci ha messo, nello scegliere proprio quello per me. Un regalo fatto da sé ha un grande valore, perché dietro c’è solitamente un bel po’ d’impegno. Certo se mi si regala un Kitchen Aid sono pure contenta :-), ma quel che conta è più il pensiero che c’è dietro il regalo, che il regalo stesso. E’ come se il regalo fosse un’appendice della persona che lo fa, e che dunque anche la definisce. Il significato di “quel che conta è il pensiero” viene spesso storpiato, intendendo che faccio un regalo prendendo la prima o la seconda cosa che mi capita tra le mani, senza sprecarci tanto tempo, tanto quel che conta è che il regalo sia stato consegnato. La finisco adesso con questi filosofemi e vi parlo dei Brezel, chi sono e da dove vengono.
Breve storia del Brezel
Il Brezel è originariamente un tipo di pane, ma con una forma particolare che richiama due braccia attorcigliate e, se si usa la fantasia, può richiamare anche un abbraccio. I Brezel già si producevano nel dodicesimo secolo e, benché si trovino dappertutto, la regione tedesca che vorrebbe esserne l’inventrice è la Baviera. Non esistono macchine industriali in grado di formare i Brezel: ancora oggi sono mani a crearli.
Da noi i Brezel li conosciamo piccolini, quelli croccanti da aperitivo o da feste, vicino alle patatine. Esistono anche dolci, fatti con un impasto tipo pan brioche. La versione originale, il pane, invece è fatto di acqua, farina e lievito, poi spennellato con una soluzione di acqua e soda che gli conferisce il caratteristico colore marrone scuro-rossastro. Infine vengono spolverizzati di sale grosso e cotti in forno. Se fatto bene, è un pane squisito, anche se non si mantiene a lungo. La mia versione preferita, come pasto veloce in stazioni e aeroporti, era il Brezel tagliato a metà e farcito con cremosa panna acida e erba cipollina. I bavaresi lo accompagnano – ovviamente – ai loro Weisswürste e ad un bicchierone di Weizenbier.
L’idea dell’abbraccio non è poi così ballerina, visto che secondo la tradizione popolare tedesca i Brezel venivano regalati in certi periodi dell’anno, ad esempio dal padrino al bambino, dall’amante al prescelto ecc. Erano quindi il simbolo per un’unione, e doveva portare felicità e salute. I Brezel non mancano mai, tutt’oggi, nelle grandi feste popolari. La più conosciuta qui in Italia è ad esempio l’Oktoberfest di Monaco di Baviera.
Io ve ne offro una versione natalizia e dolce – come poteva essere altrimenti? Vi lascio anche una foto, che mostra come fare la forma dei brezel dolci alla panna. Se vi sembrano una bella idea per un regalo di Natale, ne sarò contenta.
Brezel dolci alla panna
Ingredienti
- 250 g farina
- 50 g fecola
- 1 tuorlo
- 125 g burro a temperatura ambiente e a pezzettini
- 125 ml panna da montare
- Un pizzico di sale
- Granella di zucchero o zucchero semolato
Preparazione
- Su un ripiano o in una grande ciotola, mescolare farina, fecola, sale e zucchero. Fare una fontana ed aggiungere il tuorlo, la panna ed il burro.
- Mescolare anzitutto gli ingredienti al centro della fontana amalgamandoli grossolanamente. Poi impastare anche con la farina, fino ad ottenere un impasto solido ed omogeneo. Coprire con la pellicola e mettere in frigo per almeno 1 ora.
- Riprendere l'impasto. Su una superficie leggermente infarinata, con una piccola parte di impasto formare un filoncino di ca. 1 cm di diametro e lungo 30-33 cm. Dare la forma al Brezel. Ripetere l'operazione fino ad esaurire l'impasto.
- Accendere il forno a 180°. Mettere i Brezel su carta da forno. Con un pennello bagnarli con albume d'uovo sbattuto e ricoprirli subito con la granella di zucchero o con lo zucchero semolato.
- Cuocere in forno per 12-15 minuti. Non dovranno prendere colore.
Francesca Fantoni
W i baratti! Anch'io farei stirare le camice alla vicina… E Leo, condivido la lode all'ozio: ogni tanto ci vuole, per sapere di essere ancora liberi di non fare nulla. Che bel commento, grazie!
Monsieur Tatin
Grazie! Il tutorial su come fare gli intrecci è utilissimo.
mi sarebbe servita una laurea in ingegneria per capire come farlo 🙂
Riguardo al tempo, discorrevo con una amica su quanto sarebbe bello ogni tanto concedersi un baratto. Ad esempio: io faccio la pasta fresca per la vicina e le mi stira le camice. Oppure io faccio la spesa dal fruttivendolo per lei, e lei dal panettiere per me…il tempo deve tornare ad essere un valore. E non deve necessariamente essere riempito da qualche attività quando è libero. Anche un po' di ozio serve (magari sgranocchiando un brezel alla panna)
Francesca Fantoni
Ciao Angela! Il Natale è LA festa da passare in famiglia, col pranzo che non finisce più, i giochi o i film del pomeriggio ecc. ecc. Mi fa piacere che ti sia piaciuta la storia del Brezel 🙂
Sweet Angel
Mi piace molto l'idea dell'abbraccio.
Ovunque tu possa andare il Natale, per quanto bello e festoso, non sarà mai all'altezza di quello dei ricordi.. di quello che sa di casa, di odori e sapori… che sa di mamma 🙂