Una passeggiata a Firenze in una giornata di primavera: certo bisogna avere la guida giusta… ma io l’avevo!
Mattinata di lavoro, via in macchina verso la stazione, poi in treno, dove mi rilasso leggendo finalmente il mio libro. Da tempo mancavo e lei mi mancava, questa città amata dai turisti. Li vedo già oggi coi sandali, shorts e vestitini mignon per sfuggire al calore che inizia a farsi sentire e che aspettavano di trovare in Italia. Riempiono le vie e le piazze di Firenze come centinaia di formiche i loro formicai. La mia amata guida ci sottrae alle folle brulicanti e mi conduce in vicoli secondari, semi deserti: scopro enormi vecchi portoni, rimessi a lucido e mi immagino com’erano qualche secolo fa, aperti sull’aia polverosa, col bimbetto in calzoncelli che insegue le galline. Oggi sarà un parcheggio o, magari, un giardino adornato dal glicine decadente, nascosto dietro quelle ante di legno massiccio. Vedo strani numeri civici, di cui è difficile capirne l’ordine.
Per pranzo ho mangiato una mela e fa caldo, si va alla mia gelateria preferita, e mi compro un cono enorme che rinfresca e soddisfa profondamente. Si cammina verso la chiesa di Santo Spirito, che non visito da decenni, ma apre alle quattro e sono solo le tre. Ci riposiamo all’ombra, nella piazza, dice la mia brava guida. Avvicinandoci, vediamo carabinieri che chiacchierano e, poi, la manifestazione che riempie la piazza con gente, cani e musica. I turisti che si sono avventurati fino a Santo Spirito si riposano nei locali circostanti e osservano il raduno. Niente ombra, niente panchina, andiamo al sagrato. Ci sediamo su una sporgenza del muro della chiesa, che mi ricorda quello che sporge dal Duomo di Pisa dove prendevo il sole e mi rilassavo da ragazzina, senza i pensieri che mi si stringono in testa come oggi.
Mi metto a osservare le persone, italiani e turisti, facilmente individuabili dalle diverse scelte di moda e dalla leggerezza dell’abito. Una delle mie attività preferite. C’è molto da imparare, da sorridere e da riflettere. Arriva un barbone che vuole dare i suoi panini secchi ai piccioni sul sagrato, che gli si radunano intorno ai piedi sporchi e gonfi. Poco dopo arriva una bimba, forse di 2 anni, con gli occhietti punta i piccioni, che sembra abbiamo capito e si disperdono. Si avvicina con le corte e storte gambette ed io aspetto il capitombolo, e invece lei nulla, va avanti e li rincorre. Poi arriva una coppia omosessuale e sono contenta: si comporta come una coppia eterosessuale nelle effusioni d’affetto, una cosa anomala, che dove io vivo è sin troppo rara.
Arrivano le 4 ed entriamo nella chiesa: qui c’è sin troppo fresco, almeno 5 gradi meno e facciamo un giro veloce. In una delle cappelline laterali c’è il quadro di un artista che mi ha colpito per i suoi quadri già agli Uffizi, Rosso Fiorentino: gli occhi delle sue figure sono scuri, sembrano avere il mascara sciolto, che gli fa aloni neri intorno agli occhi. Alquanto strambo per quei tempi.
I volti, soprattutto dei soggetti femminili, mi sembravo diversi dai lineamenti dei volti di altri, che si ripetono in molti quadri del tempo. Per il resto la chiesa rinascimentale non mi piace particolarmente, preferisco la semplicità e severità delle chiese romaniche e gotiche. I moduli geometrici che si ripetono dal pavimento alle colonne mi creano più che altro disturbo. Perdonate, se c’è uno storico dell’arte che legge questi miei pensieri… ma i gusti son gusti. E non sono il tipo da provare soggezione davanti ad un nome, al genio di Brunelleschi.
Mi avvio verso il treno, attraversando l’Arno che riflette, senza increspature, il cielo. M’imbatto in quella che, un tempo, era una piccola bottega di Parigi, e che oggi è un’azienda con negozi pastello in mezzo mondo, con le venditrici di macarons dai modi ritrosi e lo sguardo snob, d’altronde si devono adattare a questa bomboniera di negozio. Ci entro, compro 6 macarons e li pago troppo. Mi dico: se non mi piacciono quelli di Ladurée, allora posso anche chiudere con questi dolcetti alla moda (prima del NO voglio conoscere ciò che non mi convince, come nel caso del cake design).
Seduta in treno degusto i macarons e decido una volta per tutte che non proverò più a farli. Non mi hanno entusiasmato: vuoi mettere quel gelato del vicoletto fiorentino? Oppure questo, ispirato da questo meraviglioso pomeriggio di primavera?