Il mercato centrale di Livorno: specialità gastronomiche della città di mare
Non so quando sono diventata una turista che vuole capire i luoghi che visita e che li sceglie partendo dai prodotti enogastronomici. Da qualche anno sicuramente programmo i viaggi da un certo punto di vista ovvero da un determinato interesse, la cultura enogastronomica. Già in Germania trovavo affascinante andare a scoprire le città anche a partire dai loro supermercati e, ancora meglio, dai mercati in piazza.
Il fascino di Livorno
Ora che sono tornata in pianta stabile in Toscana, una delle città che frequento volentieri è Livorno. Non perché Livorno sia una città bella. Anzi. O anzi, dipende che tipo di bellezza si va cercando. Se ci si aspetta una città ricca di bellezze architettoniche e artistiche, lasciate perdere: andate a visitare la vicina Pisa, o Lucca, o Firenze. Luoghi di rilevanza artistica ce ne sono pochi, ad esempio la bellissima terrazza Mascagni.
La bellezza di Livorno è di altro genere, per me. È legata a due elementi: al mare e, soprattutto, alla gente. È legata alla vita di mare, che, direi, costituisce l’identità della città e dei suoi abitanti. Ai pescatori con le loro barche e i loro banchetti al porto, ai livornesi, a cui basta davvero un grado in più per lanciarsi in spiaggia e sugli scogli a prendere il sole, a fare il bagno e a gongolare sui lungomare, quando chi vive nell’entroterra come me ancora ha il maglione addosso.
La bellezza della città si vede nelle vie e nelle persone che vedo affaccendate al porto e al mercato. Non a impiegati in giacca e cravatta, pacati e profumati, ma alla gente dai toni alti, che brulica ogni giorno nelle vie dei mercati, agli Apini che trasportano le cassette di frutta e verdura, agli scooter che per poco non ti arrotano, ai venditori ambulanti, ai venditori di polli arrosto, di pesce e di verdure. Alle persone di etnie diverse che incrocio, ai personaggi che non è raro incontrare per strada, vestiti con abiti dai colori sgargianti, outfits quantomeno insoliti e gioielleria molto evidente.
Il tutto si svolge tra palazzi stile anni ’60-’70, che io trovo brutti e squallidi, oppure in stile del fascio, ma coi quali contrasta la vita brulicante delle vie del mercato. Via Grande è la via dello shopping, che porta dalla grande piazza della Repubblica al mare, al porto Mediceo, vicino al quale si vedono le larghe pance dei traghetti in partenza per la Corsica o la Sardegna.
Quello è uno shopping per me meno interessante rispetto ai prodotti che incontro nelle vie laterali a Via Grande, dove si trovano i mercati. C’è il mercato all’aperto, dove urlano i venditori, soprattutto di frutta e verdura, che ti chiamano mentre cammini per farti assaggiare la loro merce, oppure le bancarelle del cucito, ricolme di scatole con bottoni e matasse di cotoni colorati, e quelle di vestiti e scarpe a poco prezzo.
Il mercato centrale di Livorno
E poi c’è il mercato generale, quello coperto, che costeggia uno dei fossi. Così vengono chiamati i canali che si inoltrano nella città, carini e caratteristici (si possono visitare bene con un tour in barca), con le piccole barche ormeggiate degli abitanti, stipate le une addosso alle altre.
Entrando dalla parte del mercato all’aria aperta, stando attenta al rapido e continuo andirivieni dei carretti colmi di cassette di pesce fresco, si entra nell’ala del mercato dedicata al pesce, che forse è quella che preferisco. Pesce fresco pescato la mattina stessa, e le signore che vi si affollano credo che sia un segno di ottima qualità e prezzi convenienti. L’altra settimana ho comprato una palamita, un pesce molto bello e molto buono. Ecco come ho preparato la palamita “alla toscana” (all’elbana più che altro).
Il mercato coperto è ben organizzato in 2 ali parallele, suddivise per generi alimentari ed ha i magazzini sotterranei. Sui lati di ogni ala si aprono spesso minuscoli negozi, che mi riportano indietro nel tempo, quando ancora andavo a prendere il pane all'”alimentari” (tipo di negozio tristemente quasi scomparso). Vendono dai legumi, ai tappeti per la casa, oppure carni, pane e formaggi, uova, dolciumi ecc.
C’è l’ala delle verdure, quella di carni ed insaccati, di uova e pollame. Qui si può osservare in alcuni banchi ciò che ormai difficilmente si vede in giro: l’animale macellato quasi al completo, dalla testa alle zampe alle frattaglie… banchi non proprio adatti ai sensibili vegetariani/vegani.
C’è il banchino dei dolciumi come c’era una volta, con le caramelle e i cioccolatini:
Un edificio, questo, anche architettonicamente bello, che risale alla fine dell’Ottocento, col lucernario e la tettoia a 35 m dal suolo. Il mercato coperto di Livorno mi piace anche più di quello di S. Lorenzo a Firenze, che trovo meno organizzato e con meno flair.
La torta da Gagarin
Uscendo dal lato del mercato all’aperto, è arrivata l’ora di pranzo e non voglio privarmi del piacere di un “5 e 5” in un localino storico e meritatamente famoso per la sua torta di ceci (guai, “cecina” si chiama a Pisa e dintorni!). “5 di cosa?” – vi chiederete: 5 centesimi di lira di pane e 5 di torta. “Gagarin” è un locale spartano, che vende solo torta in due pani diversi e 2 diverse farciture.
Niente pizza, rustici bicchieri di vetro d’una volta per l’acqua e la spuma bionda, bibita preferita dai livornesi e un buon aiuto per mangiare la deliziosa torta. Un locale che, anch’esso, contribuisce all’atmosfera popolare della città, che è per me la sua bellezza.